Arbovirosi-Dengue-luoghi-lavoro_Siria

Introduzione: perché parlarne oggi

Negli ultimi anni in Italia si è assistito a un aumento preoccupante dei casi di malattie infettive trasmesse da vettori (in particolare zanzare), note come arbovirosi. Malattie come Dengue, Zika, Chikungunya e West Nile, un tempo considerate “esotiche” o limitate ai Paesi tropicali, oggi sono una realtà anche nel nostro Paese.

Il cambiamento climatico, gli inverni più miti, la presenza diffusa della zanzara tigre (Aedes albopictus) e la costante mobilità internazionale di persone e merci hanno creato condizioni favorevoli alla diffusione di queste infezioni.

Il Ministero della Salute, l’INAIL e l’Istituto Superiore di Sanità hanno emesso piani di sorveglianza e raccomandazioni specifiche. In particolare, la Raccomandazione n. 1 del 2024 ha introdotto criteri medico-legali per trattare i casi di infezione da Dengue come infortunio sul lavoro, se contratti in determinate circostanze.

Per i datori di lavoro e per i RSPP questo significa una cosa chiara: le arbovirosi devono essere considerate a tutti gli effetti un rischio lavorativo da valutare nel DVR (Documento di Valutazione dei Rischi) e da gestire con misure preventive concrete, specialmente nei settori outdoor e nei luoghi a rischio.

Cosa sono le arbovirosi

Il termine arbovirosi deriva dall’inglese arthropod-borne viruses, cioè virus trasmessi da artropodi ematofagi come zanzare, zecche, flebotomi, mosche.
Le arbovirosi più diffuse in Italia:

  • West Nile Virus (WNV): trasmesso dalla zanzara comune (Culex), attiva soprattutto di sera. È già endemico in molte regioni italiane, in particolare nel Nord.
  • Dengue: trasmessa dalla zanzara tigre (Aedes), attiva di giorno. Nel 2023 l’Italia ha registrato 82 casi autoctoni, il numero più alto in Europa.
  • Chikungunya: responsabile di focolai autoctoni già registrati negli anni passati in Emilia Romagna e Lazio.
  • Zika virus: più raro in Italia, ma con potenziali effetti gravi in gravidanza.

Sintomi tipici
Le arbovirosi hanno in comune alcuni sintomi caratteristici:

  • febbre anche molto alta,
  • forti dolori muscolari e articolari,
  • mal di testa acuto, spesso retro-orbitario,
  • in alcuni casi rash cutaneo,
  • nelle forme più gravi (soprattutto Dengue): febbre emorragica e rischio di complicazioni potenzialmente fatali.

Sono quindi malattie che possono impattare pesantemente sulla salute dei lavoratori, causando lunghe assenze e nei casi più gravi vere e proprie invalidità.

Dengue: focus sulla nuova emergenza

La Dengue è oggi la malattia più monitorata. È causata da un virus a RNA della famiglia Flaviviridae, di cui esistono quattro sierotipi. L’infezione avviene esclusivamente tramite la puntura di zanzare che hanno punto una persona infetta.

Situazione in Italia:

  • 2023: record europeo con 82 casi autoctoni (cioè non legati a viaggi all’estero) e 280 casi importati.
  • 2024: il Ministero della Salute ha innalzato il livello di allerta, con circolari specifiche per la vigilanza nei porti, aeroporti e merci in ingresso.
  • 2025: fino alla metà di agosto si contano tra 96 e 119 casi, in gran parte importati da aree endemiche.

Obbligo di notifica
La Dengue è una malattia soggetta a notifica obbligatoria entro 12 ore al Servizio di Igiene pubblica. La diagnosi deve essere confermata con test di laboratorio (PCR, antigene NS1, o anticorpi IgM).

Riconoscimento come infortunio sul lavoro
La Raccomandazione SSC n. 1/2024 stabilisce che l’infezione da Dengue può essere considerata infortunio sul lavoro se contratta in determinate condizioni:

  1. Lavoratori che si infettano all’estero in zone endemiche durante missioni di lavoro.
  2. Lavoratori outdoor o a rischio elevato (agricoltori, forestali, portuali, aeroportuali, ecc.) in aree italiane con focolai autoctoni.
  3. Altri casi particolari (caso indice, osservazione del periodo di incubazione).
  4. In generale, i lavoratori indoor senza esposizione specifica non rientrano nella tutela.

Per RSPP e datori di lavoro, questo significa che la valutazione del rischio biologico deve tenere conto anche delle arbovirosi nei settori e nelle aree a rischio.

Ambienti e categorie lavorative a rischio

Non tutti i luoghi di lavoro hanno lo stesso livello di esposizione.

Esempi di contesti a rischio elevato:

  • Agricoltura e allevamento: agricoltori, allevatori, operatori di maneggi.
  • Verde e outdoor: giardinieri, forestali, guardiaparchi.
  • Logistica e trasporti: portuali, aeroportuali, addetti ai container e merci internazionali.
  • Cantieri a cielo aperto: edilizia, strade, lavori in zone umide.
  • Magazzini di stoccaggio merci provenienti dall’estero.

Siti sensibili per la salute pubblica:

  • ospedali, case di riposo, comunità protette: in caso di introduzione del virus, il rischio per persone fragili è molto alto.

Misure di prevenzione pratica per i lavoratori

Il Ministero della Salute e le linee guida per i medici competenti forniscono precise indicazioni di prevenzione.

Protezione individuale:

  • Usare repellenti cutanei secondo le istruzioni in etichetta.
  • Indossare scarpe chiuse, pantaloni lunghi e abiti chiari.
  • Trattare i vestiti con repellenti specifici se l’esposizione è elevata.
  • Soggiornare, se possibile, in ambienti climatizzati o con zanzariere.

Gestione ambientale:

  • Evitare ristagni d’acqua (bidoni, sottovasi, vasche, tombini).
  • Coprire le raccolte d’acqua con teli o reti.
  • Manutenzione del verde (sfalcio erba, potatura siepi).
  • Applicare larvicidi in tombini, caditoie e fossati, anche sfruttando i prodotti distribuiti gratuitamente dai Comuni.

Queste misure, seppur semplici, sono fondamentali per abbattere il rischio di proliferazione delle zanzare nei luoghi di lavoro.

Responsabilità del datore di lavoro

Il D.Lgs. 81/2008 stabilisce che il datore di lavoro deve:

  1. Valutare tutti i rischi per la salute e sicurezza, compreso il rischio biologico da vettori.
  2. Aggiornare il DVR se l’attività risulta tra quelle a rischio (es. (outdoor, porti, aeroporti, agricoltura) e al contesto territoriale (presenza di focolai segnalati).
  3. Informare e formare i lavoratori sui rischi e sulle misure preventive.
  4. Garantire la sorveglianza sanitaria per i lavoratori esposti, tramite il medico competente.
  5. Adottare misure organizzative e tecniche (es. gestione delle aree esterne, pulizia tombini, acquisto repellenti da fornire ai lavoratori).

La mancata considerazione di questi aspetti può esporre l’azienda a responsabilità penali e civili, oltre che a conseguenze in termini di malattie professionali o infortuni sul lavoro

Il ruolo del medico competente

Il medico competente ha un ruolo centrale:

  • collabora alla valutazione del rischio biologico;
  • stabilisce protocolli di sorveglianza sanitaria mirata per i lavoratori outdoor;
  • informa i lavoratori sui sintomi sospetti (febbre alta, dolori, rash cutaneo) e sulla necessità di segnalare immediatamente eventuali sintomi dopo viaggi o esposizioni;
  • contribuisce alla gestione dei casi sospetti in raccordo con il Servizio di Igiene pubblica.

Checklist pratica per aziende e RSPP

Ecco un breve schema operativo:
✅  Verificare se l’attività aziendale rientra tra quelle a rischio (outdoor, porti, aeroporti, agricoltura).
✅  Aggiornare il DVR inserendo il rischio arbovirosi.
✅  Fornire DPI adeguati (repellenti, abbigliamento).
✅  Eliminare ristagni d’acqua e applicare larvicidi.
✅  Informare/formare i lavoratori sulle misure preventive.
✅  Attivare la sorveglianza sanitaria per i lavoratori esposti.
✅ Collaborare con il medico competente e i servizi di sanità pubblica.

Conclusione

Le arbovirosi non sono più un problema lontano: sono già in Italia, con focolai di Dengue e Chikungunya registrati anche nel Nord-Est. Per i datori di lavoro e per i RSPP, questo significa affrontare una nuova sfida: considerare il rischio biologico da vettori nei piani di prevenzione aziendale.

Un approccio proattivo, che integri prevenzione ambientale, protezione individuale, sorveglianza sanitaria e informazione ai lavoratori, consente non solo di rispettare gli obblighi del D.Lgs. 81/2008, ma soprattutto di proteggere la salute dei lavoratori e la continuità aziendale.

Tabelle e schemi operativi sulle arbovirosi nei luoghi di lavoro

1. Principali arbovirosi in Italia

MALATTIA

VETTORE PRINCIPALE

PERIODO ATTIVITÀ ZANZARE

SITUAZIONE IN ITALIA

SINTOMI PRINCIPALI

West Nile Virus

Zanzara comune (Culex)

Serale/notturno

Endemico in molte regioni del Nord

Febbre, cefalea, dolori muscolari; nei casi gravi encefalite

Dengue

Zanzara tigre (Aedes albopictus)

Diurno (mattino e tardo pomeriggio)

82 casi autoctoni e 280 importati nel 2023

Febbre alta, cefalea retro-orbitale, dolori articolari, rash cutaneo

Chikungunya

Zanzara tigre (Aedes)

Diurno

Focolai autoctoni segnalati in passato (Emilia-Romagna, Lazio)

Febbre, dolori articolari intensi, rash

Zika

Zanzara tigre (Aedes)

Diurno

Sporadica, rischio gravidanza

Febbre, congiuntivite, dolori articolari

2. Ambienti e categorie lavorative a rischio

SETTORE / LUOGO DI LAVORO

RISCHIO SPECIFICO

Agricoltura e allevamento

Esposizione outdoor prolungata, contatto con acqua stagnante

Giardinieri e forestali

Presenza costante in aree verdi, esposizione a punture

Cantieri edili e stradali

Lavori a cielo aperto, spesso in aree umide

Porti e aeroporti

Introduzione vettori tramite merci e container

Magazzini internazionali

Merci provenienti da zone endemiche

Ospedali e case di riposo

Ambienti sensibili, rischio per persone fragili

3. Misure preventive per i lavoratori

MISURA

DESCRIZIONE

Repellenti cutanei

Usare secondo istruzioni in etichetta

Abbigliamento protettivo

Pantaloni lunghi, scarpe chiuse, abiti chiari

Trattamento abiti

Spruzzare repellenti specifici sui vestiti in caso di forte esposizione

Gestione acqua stagnante

Svuotare giornalmente bidoni, sottovasi, secchi

Copertura acqua

Teli o reti su cisterne e vasche

Manutenzione verde

Taglio erba, potatura siepi

Larvicidi

Applicazione in tombini, caditoie, fossati (anche tramite prodotti comunali)

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