A febbraio 2025 è stato presentato l’ottavo Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, l’indagine Censis ha messo in evidenza che circa 1/3 dei lavoratori dipendenti ha provato sentimenti negativi nei confronti del proprio lavoro.
Reclutare lavoratori, soprattutto giovani, è diventata la sfida del futuro.
Negli ultimi anni si è sentito sempre più il bisogno di accrescere la cultura del bilanciamento tra vita privata e quella lavorativa.
Cosa accade nelle aziende italiane con lavoratori difficili da reclutare o trattenere ormai molto attenti al proprio benessere soggettivo?
Cosa possono e devono fare le aziende alle prese con lavoratori che sempre più valutano i diversi aspetti del lavoro in relazione al proprio benessere psicologico e fisico?
Priorità: benessere per tutti.
L’83,4% dei dipendenti italiani ritiene una priorità che il suo lavoro contribuisca al proprio benessere olistico, fisico e psicologico. È una convinzione che coinvolge dirigenti (76,8%), impiegati (86,1%) e operai (79,5%) ed è trasversale a tutte le fasce di età.
Le sofferenze del lavoro: il burn-out.
Il 31,8% dei lavoratori dipendenti ha provato sensazioni di esaurimento, di estraneità o comunque sentimenti negativi nei confronti del proprio lavoro, cioè forme di burn-out.
Molte le sofferenze sperimentate dai dipendenti poiché il più del 70% ha vissuto situazioni di stress o ansia legate al lavoro come: non riuscire a trovare un equilibrio tra vita privata e lavoro; sentirsi spesso sopraffatto dalle responsabilità quotidiane; sentire di avere troppa pressione addosso quando si lavora. Inoltre, più del 60% dei lavoratori ha provato frustrazione per via del mancato supporto da parte del datore di lavoro, sente che in azienda non viene promosso un ambiente lavorativo buono e sano e ha difficoltà a concentrarsi sul lavoro a causa dello stress.
Fino ad arrivare al 36,7% che dichiara di essere andato da uno psicologo o ha fatto ricorso al counseling a causa del proprio lavoro.
La sindrome da corridoio: stress senza confini tra casa e lavoro.
3 milioni di dipendenti sono affetti dalla sindrome da corridoio, cioè l’osmosi di ansie e disagi tra lavoro e vita privata, che riduce drasticamente il benessere soggettivo, la qualità della vita e la salute mentale.
I dipendenti si portano al lavoro i problemi di casa con effetti negativi sulla performance lavorativa e altri si portano i problemi lavorativi a casa con effetti negativi sulle relazioni personali.
Cosa desiderano i lavoratori? Supporto mentale e tempo per sé.
Per affrontare gli effetti delle sofferenze da lavoro è forte la richiesta di tempo: quasi il 90% vorrebbe più tempo per sé stessi e le cose che piacciono, per stare di più con amici e parenti, per riposarsi o per svolgere attività fisiche e culturali. Due dipendenti su tre vorrebbero supporto a svolgere attività di meditazione o yoga e aiuto nel ricorrere ad uno psicologo, e molti di loro ritengono che la meditazione sarebbe d’aiuto a gestire meglio lo stress.
Un buon lavoro fa stare meglio.
Le dimensioni del lavoro che contano positivamente per il benessere soggettivo sono per più del 90% dei dipendenti un buon rapporto con superiori e colleghi, cioè un buon clima aziendale, la possibilità di operare con un certo grado di autonomia, un buon bilanciamento tra vita privata e lavoro e la flessibilità degli orari, ma anche il sentirsi valorizzati in azienda e poter lavorare in smart working.
La ricerca del benessere riguarda tutti e tutte le dimensioni: fisica, mentale, sociale ed economica.
Alberto Perfumo, Amministratore Delegato di Eudaimon, dice: “I tempi sono maturi per le aziende per proporsi come hub del benessere, garantendo ascolto e accompagnamento alle soluzioni, da quelle più piccole e quotidiane a quelle più articolate, private e pubbliche. Un ruolo nuovo che garantisce più attenzione alle persone e maggior coinvolgimento”.
Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis ha dichiarato: “La ricerca dimostra che ormai quando entrano in azienda le persone non rinunciano all’obiettivo del proprio benessere olistico, cioè psicofisico e sociale. Tuttavia, sono ancora molte le situazioni di stress legate al lavoro e in particolare la sindrome da corridoio, cioè l’osmosi di ansie e disagi tra lavoro e vita privata. Attrarre e trattenere lavoratori significa sempre più misurarsi con le loro nuove e inedite aspettative”.
Stress lavorativo in Italia: la situazione nei territori
Uno stile di vita più veloce, sicuramente con ritmi serrati e una cultura dedita molto al mondo del lavoro e alla produttività. Sono questi i tratti comuni di un Nord Italia (e più in generale le aree metropolitane) primo nella classifica che valuta lo stress lavorativo nel nostro Paese.
In controtendenza il Friuli Venezia Giulia che dimostra livelli meno alti di stress lavorativo dichiarato dai dipendenti rispetto al vicino Veneto, che mostra numeri significativamente più alti nella maggior parte delle province. Padova, Verona e Treviso emergono come territori con i valori più elevati, indicando una forte attività economica o una maggiore incidenza del fenomeno misurato. Belluno e Rovigo, invece, mostrano valori bassi, più vicini a quelli del Friuli Venezia Giulia.
Fonte: Censis
Documenti:
8° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale – Sintesi dei principali risultati
8° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale